“Quando uno studente m’illustra, poniamo il caso, i tipi dell’architettura greca, dopo un po’ gli chiedo che cosa facevano i Greci nell’edificio che sta descrivendo. Che cosa succedeva, tanto per dire, sull’altare? C’erano mucche, tori, si sacrificava macellando gli animali. Quindi c’era sangue e puzza... Non si pensa mai a queste cose, all’odore di un luogo... invece questa è una parte importante della conoscenza che si può avere di un edificio.”
Joseph Rykwert
La storia degli odori dentro gli spazi è il racconto dell’aria e dell’umidità, dei legni massello e dei laminati, del tempo passato e del futuro anteriore, delle repulsioni e delle attrazioni dei corpi reali, delle anosmie dei luoghi virtuali, delle ansie, delle paure, delle estasi e dei ricordi. Agli odori sono legati i luoghi della morte, del sesso, del cibo, dell’industria, della malattia, della divinità, della natura, dell’ultramateria, del quotidiano, dello straordinario, dell’immanente e dell’evanescente.
Il design dell’invisibile che l’olfatto consente non è esclusivo patrimonio dei profumieri, ma lo è anche dei progettisti, degli antropologi, dei sociologi, degli psicologi, dei comuni mortali che trascorrono le loro giornate immersi negli odori sempre più invasivi e coinvolgenti.
Il corso di Design degli odori proverà ad indagare i territori olfattivi dei luoghi, degli oggetti, delle materie per prefigurare nuovi scenari e linguaggi di uno dei più esaltanti e inesplorati campi del design di tutti i tempi.
“Ma che odore hanno il marmo lucido, il legno rivestito di uretano e l’acciaio laminato a caldo negli edifici di Alvaro Siza? In che modo le resine, i solventi e i pigmenti contenuti nelle vernici a base di lattice o i pannelli di cartongesso e i muri a secco o le moquette di nylon o le colle epossidiche per moquette influenzano la nostra percezione degli spazi? Rudolph e-Khoury sostiene che la superficie moderna sia l’estensione di una logica visiva di pulizia e che il fascino universale suscitato dal muro bianco nell’architettura moderna derivi dalla sua capacità di tradurre in immagine l’assenza di odore. Una svolta epocale”.
Tala Klinck
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